Sergio Torsani ci ha lasciati. Muore con lui un grande amico, un “compagno socialista” d’altri tempi, uno dei protagonisti della politica forestale regionale lombarda e italiana.
Era nato nella sua Romagna, a Sant’Arcangelo e, nel dopoguerra, si trasferì a Cinisello (MI), dove scelse il suo campo di battaglia da socialista, erede della grande tradizione romagnola di Pietro Nenni e di Giuseppe Massarenti, battendosi sempre in prima linea a sostegno delle “attese della povera gente”.
Ci siamo conosciuti agli inizi degli anni ’80, lui Presidente dell’Azienda regionale delle foreste di Regione Lombardia e io, direttore generale dell’ARF del Veneto. Insieme decidemmo di dar vita all’A.N.A.R.F. ( Associazione Nazionale delle Aziende Regionali delle Foreste), primo esempio di positiva collaborazione interregionale nelle politiche forestali, dopo che le competenze di questa materia erano state trasferite totalmente, ma non senza residue criticità verso lo Stato, alle regioni.
E con l’Anarf, Sergio Presidente nazionale e il sottoscritto nel ruolo di coordinatore del comitato tecnico, abbiamo saputo sviluppare incontri, ricerche, scambi di esperienze nei settori della vivaistica, della difesa della biodiversità, della forestazione urbana, della formazione forestale e dell’educazione ambientale di grande rilevanza.
Carattere forte e al contempo mite, ebbi con lui un dialogo aperto e reciprocamente arricchente. Lui “ mangiapreti” romagnolo, più per cultura che per natura, io papista intransigente e democristiano militante. Ricordo solo una volta a Merida, nello Jucatan, in occasione di un’edizione della Conferenza mondiale forestale a Città del Mexico, in una serata calda si aprì una discussione animata su questioni di natura politica e insieme religiosa, che ci portò a toni inusuali, per uno come Sergio che, a me, assomigliava sempre a un Forlani socialista dai toni controllati e persuasivi.
All’indomani reciproche scuse e un affettuoso abbraccio. Era tanta la stima che ciascuno provava verso l’altro che fu proprio Torsani, in un momento difficile della mia vita professionale, che mi accreditò presso Regione Lombardia, nella quale assunsi un ruolo importante a livello dell’alta dirigenza regionale.
Conservò sempre l’amore per la sua terra d’origine, dove ebbi modo di costatare quanto forse rimasta intatta l’amicizia e la stima dei suoi concittadini romagnoli, così come fu sempre per Cinisello e per i socialisti milanesi un riferimento importante e di sicuro affidamento.
Alla moglie Romea e ai suoi due figli vadano i miei sentimenti di fraterna partecipazione al loro dolore, mentre prego il Signore che accolga tra le sue braccia misericordiose l’anima di Sergio, il quale ha condotto la sua buona battaglia, ha terminato la sua corsa, conservando intatta la sua fede .
Ettore Bonalberti
Sabato, 24 Giugno 2017